District 9 di Neill Blomkamp





Salve sono Boris, forse vi ricorderete di me per la canzone “Little Darling” del Sanremo del ‘99 e per la web series filippina sul militare filorusso che porta il mio stesso nome. In ogni caso questa è la mia nuova recensione!

Oggi vi consiglio District 9, un film del 2009 diretto da Neill Blomkamp.

Johannesburg, Sudafrica, 1982, una gigantesca navicella spaziale si ferma sopra la città rimanendo immobile per settimane fino a quando una squadra d’esplorazione decide di fare irruzione scoprendo una popolosa colonia di alieni denutrita, in chiara difficoltà e precarie condizioni igieniche. Al chè decidono di trasferirli sulla terra ferma in un campo profughi nel quale trascorreranno i successivi vent’anni segregati in regime di apartheid. La popolazione stanca della loro presenza per nulla gradita si ribella e il governo decide di trasferirli in un altro distretto a 240 km dalla città. L’operazione è condotta dall’ingenuo e imbranato protagonista Wikus Van De Merwe (Sharlto Copley) che va incontro ad un’accidentale contaminazione.

Ciò che subito salta all’occhio è lo stile di regia; sembra di guardare un documentario o un servizio di approfondimento giornalistico con immagini di repertorio, riprese da telecamere di sicurezza, interviste, video report. La sensazione è quella di vedere Piazzapulita che segue gli scontri di Tor Sapienza. Il risultato è tensione e massimo coinvolgimento.


Altro aspetto interessante è la figura del terrestre, eccone alcuni punti di vista:

  • Il governo, che cela attraverso una finta ideologia di integrazione e rispetto dei “non-umani”, un’accanita ricerca medica priva di qualunque limite etico per poter sfruttare le armi aliene (di gran lunga più avanzate di quelle umane), inutilizzabili dall’uomo.
  • I militari, stupidi, violenti, con l’unico obiettivo di seguire gli ordini, colmi di un inesistente valore, euforici davanti al dolore dei non-umani.
  • I Nigeriani, simili ai militari, ma senza disciplina, ancora più ignoranti (e quindi pericolosi) e pronti a soddisfare ogni capriccio del loro boss.
  • I cittadini, che hanno solo bisogno di essere rassicurati, diffidenti e sempre impreparati a grandi prove di civiltà. Capaci di dichiarazioni come: «Se fossero di un altro paese capiremmo, ma non sono nemmeno di questo pianeta». Questa frase mi ha fatto riflettere molto.


Capitolo a parte è Wikus Van De Merwe che rimane per tutto il film un antieroe, basta ricordare con che divertimento e superficialità assiste a quello che definiscono aborto cioè la distruzione tramite lanciafiamme di un’incubatrice aliena. Nemmeno con la metamorfosi, dolorosa sia fisicamente, per la perdita di unghie, denti, parti della cute (che mi hanno ricordato quelle di The Fly di David Cronenberg), sia psicologicamente, per l’allontanamento forzato dalla sua amatissima moglie, si immedesima nel disagio degli alieni che con opportunismo e egoismo si allea per la possibilità di tornare come prima.


Pregevole il montaggio sia per la verosimiglianza del dossier sia per alcuni parallelismi tra vicende che accadono separatamente (mi hanno ricordato quelle di Christopher Nolan). Il film ha un ritmo molto incalzante e i suoi 112 min voleranno.

Insomma è un film che con le sue scene di azione mi ha divertito molto e mi ha dato anche da pensare su un tema che in Italia in questi giorni e in questi anni è centrale: l’immigrazione.


Anche se con alieni, galassie lontane e navicelle spaziali, la fantascienza spesso parla di problemi che abbiamo qui sulla Terra.

Come al solito condividete, commentate e fateci sapere se avete visto il film, cosa ne pensate oppure non fatelo.

-Boris


Nessun commento:

Posta un commento