Giacomo era emozionato.
Era la prima volta che suo padre lo portava al tempio, quindi non immaginava ancora quali meraviglie avrebbero potuto presentarsi ai suoi giovani occhi. Certo i suoi amici ne avevano parlato, ma non credeva a tutte quelle sciocchezze che dicevano: Soffitti d'oro massiccio, statue grandi come palazzi... Insomma, lui era un ragazzo intelligente e non poteva credere a tutte quelle evidenti bugie. Però era curioso. Non aveva mai visto un cane vero, bisognava purificarsi per farlo, però aveva letto di loro e di come ci si doveva comportare in loro presenza. Inoltre gli piaceva molto leggere, una cosa che lo differenziava tanto dai suoi coetanei. Ogni minuto libero lo passava a guardare i pochi libri che avevano nella biblioteca di casa, i quali principalmente avevano a che fare con il culto.
Arrivato sulle grandi scale si sentiva mancare il fiato, quello sarebbe stato il giorno dell'iniziazione. Da ora in avanti sarebbe stato un vero membro della comunità e non voleva deludere nessuno, sopratutto suo padre, che ora lo stava guardando di sottecchi, sorridendo benevolmente tra se.
Aveva un foglietto in mano. Su di esso c'era il discorso che avrebbe dovuto tenere il predicatore. L'aveva imparato a memoria:
"Fratelli, vi esorto sin da ora affinché nulla delle seguenti parole sfugga al vostro intelletto, illuminato dalla via canina, fulgida stella nel mare di tenebre generato dall'uomo; il quale viziato dalla sua malvagità, perse contatto con il supremo vincolo di unità che legò sempre la superiore razza dei Cani, alla nostra meschina natura umana. Ora, nonostante sappiate quale fosse il nostro oscuro passato, devo rammentare a voi tutti che è necessario il conoscere i dettagli di quella che è stata la rivoluzione benevola la quale portò noi verso il sentiero del nostro Dio Cane, e per far ciò, pongo innanzi una breve descrizione delle tappe che portarono a tanta gloriosa ascesa del genere umano. La consapevolezza di esser razza inferiore è sempre esistita nell’uomo, in alcuni periodi fu leggera e latente, in altri più marcata; ma fu solo intorno all’anno duemila, che in alcuni illuminati precursori di quello che dopo divenne il Partito del Supremo Cane (da ora PSC) si manifestò la all’epoca ardita consapevolezza di una cronica mancanza di qualità supreme, appartenute sin dall’inizio della storia ai soli cani. Essi ci furono sempre fedeli nei secoli, mentre l’uomo, in preda alla sua lucida follia era impegnato a scontrarsi per il denaro e per la terra, mentre alcuni abomini continuavano a maltrattare i nostri supremi cani, a farli vivere in campagne, costringendoli addirittura a cacciare per procurarsi il loro cibo. Questa realtà andava avanti già da un pezzo, così, questi primi fratelli, fecero pressioni affinchè fossero promulgate speciali leggi per tutelare i loro diritti, per evitare pratiche blasfeme, come l’abbandono dei cani in autostrada, che al sol nominare, non posso che pregare per il perdono del Dio Cane. Ma ricordiamo fratelli, la loro misericordia è infinita, perciò siamo ancora qui, oggi. Gli anni passavano e nuove leggi, nuovi atti, fulgidi di quella incredibile forza che è l’Amore Canino, portavano l’uomo dopo tanto tempo sulla retta via. Finalmente l’essere umano, si preoccupava in maniera maggiore per il Cane, e non per se stesso e la sua malvagia natura. Fu così che i soldi spesi per le politiche che davano assistenza all’uomo bisognoso, diventarono politiche di assistenza verso il Cane bisognoso, mentre altri, finalmente, vestivano le nostre amate guide, ridando dignità a quella magnifica razza. Come tutti voi sapete, nel 2034 venne fondato il PSC, che grazie al sostegno di una buona parte della popolazione, ottenne alcuni seggi in un ormai corrotto e senza speranza parlamento. Nel contempo, i nostri primi e saggi profeti canini cominciarono la predicazione. Alcuni vennero maltrattati, accusati di eresia, di blasfemia e di essere degli ipocriti che sfruttavano la loro posizione per il denaro. Noi tutti invece oggi sappiamo la verità. Il Dio Cane, aveva preso la parola tramite le loro impure bocche, e lanciava quel messaggio di infinita speranza che annunciava l’arrivo di una nuova era. Nel 2045, il PSC vinse le elezioni, potendo legiferare finalmente a favore della nostra religione, dando il pieno diritto di predicare a tutti i profeti e portò per la prima volta la razza canina al posto che meritava. I canili vennero distrutti, al loro posto costruiti i Templi del Cane, alloggi in cui i profeti, noi del PSC e i cani viviamo in stretta armonia, per guidare l’umanità verso il suo sentiero. Vennero inoltre, per la prima volta, punite giustamente tutte quelle bestie che si erano macchiate di crimini contro i cani. Tutti gli scienziati che usavano come cavie i cani e gli accalappiacani, vennero giustiziati. Ognuno di noi sa infatti, che nessun fratello può condurre la sua vita con un peso tale sulla coscienza. Venne concesso, con grande magnanimità, il carcere a vita a tutti coloro che si professarono contro il Dio Cane. I più brutali oppositori, come ad esempio atei e cristiani, che una volta accusavano noi di eresia, vennero finalmente sbugiardati e mostrati per quelli che erano! La loro eresia più grande fu il dire che i Cani non possiedano un anima; e capite fratelli, perché il dono della parola gli fu presto negato. In seguito, e qui veniamo a tempi molto recenti, per volere dei sommi cani, i profeti ci dissero che tutti gli animali erano in realtà, delle divinità minori e che anche loro avevano diritto a templi e a sacra venerazione, cercando tuttavia di non dimenticare chi fossero in realtà le vere supreme entità guidatrici. Detto questo, continuerò a ripetere ancora una volta, quelli che sono sempre stati i punti fondamentali del nostro credo e della nostra linea politica, così che tutti voi, fratelli, possiate sempre più comprendere la verità che ci è stata donata..."
E continuava ancora...
La porta era di legno massiccio, delle statue del Dio Beagle erano ai lati, mentre l'architrave era ornata con dei rilievi raffiguranti altri Animali. Non si era accorto che suo padre gli stava parlando, dicendogli di proseguire.
-Scusa Pa...
Spinse in basso la maniglia d'ottone e aprì la porta.
-Mikoski
Speciale Need for Speed
Salve visualizzatori di monitor, prima di cominciare a sparare scemenze come al mio solito, volevo premettere di aver pensato a lungo sul fatto che fosse opportuno o meno scrivere questo articolo. Alla fine ho deciso per un si e questo solo perché ho potuto riscontrare un marcato successo delle mie idee riguardo all'argomento di cui mi presto a discutere, ovvero:
Need for Speed
Una serie che nel bene o nel male ha indiscutibilmente segnato la storia dei videogiochi e quella di generazioni dei fan delle corse d'auto.
Ma dov'è il bene e dov'è il male?
Avevo all'incirca sette anni quando ho provato il mio primo Need for Speed ovvero Road Challenge (il quarto della serie)... Un titolo per Playstation che all'epoca ricevette molte critiche, in quanto prendeva a piene mani ispirazione e materiale (quasi una copia) dal gioco precedente (Hot Pursuit), ma che per gli occhi del me bambino fu tutto ciò che avevo sempre desiderato. Grafica da urlo per l'epoca, macchine spettacolari, personalizzazione (anche se accennata) delle stesse, tornei, inseguimenti con la polizia, possibilità di fare tu stesso il poliziotto! Ribadisco il concetto, ero il ragazzino più felice della terra.
Nulla... E sono incazzato.
Scrivo dopo aver provato l'ultimo scintillante titolo della serie, ovvero Rivals, che è anche il primo della nuova generazione di consolle e che quindi dovrebbe segnare un bel passaggio di consegne, novità emozionanti, grafica migliorata in assoluto e... Niente... Non c'è niente.
Questa è una brutta copia di un gioco di macchine, un misto tra Burnout e un Ridge Racer che non è ne l'uno e ne l'altro... Solo cacca, pura cacca, condita da scritte bImB0M1nKi05e e quelli che dovrebbero essere assurdi effetti speciali da urlo... Sapete cosa? Gocce di pioggia che scorrono sui vetri... Anche quando non piove...
Questo non è un gioco, questo è un abominio... E questa sta diventando una recensione di Yotobi.
Il vero problema non è questo gioco, in quanto un passo falso è sempre ammissibile e con molto spirito di bontà, potrebbe essere perdonato, ma è la serie stessa, poiché questo è ormai il sesto parto incestuoso a cui l'EA ha assistito senza muovere un dito. Ora, qualcuno potrà dirmi che alla fine si tratta di una discreta opera, che intrattiene, può essere piacevole a tratti e anche divertire. Tutto ciò non è sbagliato, eppure bisogna considerare due fattori imprescindibili quando si parla di NFS:
Segue ora una rapida carrellata del perché ho affermato ciò facendovi una breve descrizione di ogni titolo dal secondo Need for Speed a cui ho potuto giocare:
- La EA è una multinazionale miliardaria che non bada a spese e che quindi dovrebbe dar vita ogni volta a prodotti fantastici tenendo conto di quanto guadagna e investe,
- Visto che la serie vanta più di 15 titoli, questa dovrebbe ad ogni uscita, se non altro, migliorarsi e fare tesoro dei precedenti sbagli.
Segue ora una rapida carrellata del perché ho affermato ciò facendovi una breve descrizione di ogni titolo dal secondo Need for Speed a cui ho potuto giocare:
Carbon (2006): La continua della storia di Most Wanted, in teoria, in pratica la copia di Fast and Furious Tokyo Drift. Fu il primo vero titolo ottimizzato per all'epoca Next Gen, ha fatto storcere parecchi nasi, ma alla fin fine c'erano ancora degli elementi buoni e novità gustose come l'autosculpt.
Shift (2009): Gare su pista questa volta fatte bene, una bella grafica con particolare cura per gli interni, gradevole e spettacolare, un parco macchine di tutto rispetto con personalizzazione accurata, mi piacque molto e infatti i geni della EA divisero la serie Shift da quella Need for Speed nel titolo seguente, mandando in fumo l'unico lavoro ben fatto nel mare di merda che hanno riversato nei negozi dal 2007 ad oggi.
Hot Pursuit (2010): Un reboot, che all'epoca mi fece leccare i baffi per un anno, durante il quale immaginai le meraviglie che avrei potuto gustare, mentre quello che mi trovai alla fine per le mani fu aria fritta. Monotono, ripetitivo e visivamente appena sufficiente. Negli inseguimenti al posto dei poliziotti avrebbero potuto metterci dei cartonati, non avrebbe cambiato nulla.
Most Wanted (2012): Un altro reboot. Questa volta ero veramente fiducioso, pensavo infatti che non potessero fare peggio di quello che fecero con Hot Pursuit. Inutile dirvi che sono riusciti a smentirmi ancora una volta. Nessuna traccia di quello che fu il vero MW, al suo posto un gioco che potrebbe essere benissimo messo a confronto con quei giochi fatti in Flash che potete trovare sui quei siti internet da quattro soldi con 1000 pubblicità che vi dicono di aver vinto un iPhone... Non sono sicuro che possa uscirne vittorioso. Unica nota positiva l'introduzione al gioco con colonna sonora dei Muse.
Ora avete capito perché sono incazzato?
Progressi tecnologici, anni di lavoro, milioni di copie vendute, per arrivare a cosa? Need for Speed è la prova che come nei libri, nel cinema e nella televisione, il palato del consumatore può rovinare il mondo videoludico rendendo belle idee e proposte interessanti, una infinita serie di titoli tutti uguali che potrebbero piacere solo a chi non riesce a distinguere Mario Kart da Granturismo.
Se potessi fare un appello per gli sviluppatori direi una sola cosa:
FINITELA QUI.
Voi cosa ne pensate?
La Piazza
Giulio era stanco. Ogni giorno, ogni santo giorno, veniva
trascinato in piazza dalle sirene che urlavano per le vie della sua città. La
gente si riversava a centinaia, gridando gli stessi triti e ritriti slogan,
carichi di odio verso il nemico.
Ma chi era il nemico?
Suo padre era stato un nemico. La polizia l’aveva prelevato
quando era solo un bambino. Avevano detto: “Un normale controllo”, poi
l’avevano messo in carcere con l’accusa di tradimento. La madre gli aveva detto
di iscriversi a quel dannato blog… Ma lui difendeva il suo “ideale” e così si
erano ritrovati nella merda, solo con quel milione di lire di cittadinanza e
qualche buono sconto ai supermercati. Però andò a scuola, sua madre lo voleva fortemente.
Il maestro gli diceva via chat che aveva
del potenziale ma, non abbastanza voglia di studiare sempre le solite cose. Così
decise di mettersi al lavoro per conto suo ed inventarsi qualcosa per fare
seriamente un po’ di soldi. Pensò a ciò che mancava di quei tempi alla gente… I
libri. Non che molti ne sentissero la mancanza... C’erano tuttavia alcuni
“intellettuali” che pagavano abbastanza per avere qualche vecchio libro sulla
storia, sull’economia o di qualche oppositore. Così andava a casa della
gente di cui si fidava per raccattare dalle cantine quei pochi fogli che erano
riusciti a conservare, li metteva insieme e li rivendeva per guadagnarci… Non
senza prima averci dato un’occhiata. Mano a mano che leggeva, capiva che c’era
qualcosa che non andava. Sembrava che la “Casta”, quei dittatori che ci
governavano una volta, non erano tutti corrotti e delinquenti come si aspettava…
Insomma che non eravamo messi bene si vedeva, nonostante questo per
l'Assemblea del Popolo di Internet tutto andava a gonfie vele… Una volta si diceva:
“Dalla padella alla brace”. Così cominciò a fotocopiare i libri che riusciva a trovare, distribuendoli a coloro che vedeva
propensi alla contestazione… Però continuava a ripetere di non voler fare una
rivoluzione… neanche per sogno. Voleva solo informare. Tutti quei morti, le
famiglie distrutte… Di certo non sarebbe stato lui a provocare di nuovo tutto
quel dolore.
Arrivò in piazza spintonato dalla folla, era più o meno al
centro del grande rettangolo piastrellato, che una volta era stata la piazza
della chiesa. Ora questa apparteneva solo al popolo. Aveva letto sul blog che in quel giorno ci
sarebbe stata una pubblica accusa, di solito non si moriva o almeno nel suo
paese non era stato ancora linciato nessuno, però era comunque una cosa brutta.
La faccia del proclamatore venne proiettata sul telo e tutti si zittirono. Poi
l’imperiosa voce cominciò a dire:
“Siamo qui, nella piazza del popolo, perché ci è arrivata
voce che qualcuno non ha più un cazzo per la testa! E noi sappiamo chi è,
pensavi di sfuggirci eh? Beh, ti abbiamo preso… Giulio Baldi!”
Il mondo crollò. Al posto della faccia del proclamatore
venne proiettata la sua immagine profilo di Facebook.
Il vecchio che stava accanto si voltò immediatamente verso
di lui e lo riconobbe… Cominciò ad urlare:
“È qui! È qui! Porco!”
Tutti coloro che gli erano attorno si allontanarono di
almeno un metro, mentre gli altri si voltavano verso la parte di piazza dove
avevano sentito urlare, cominciando a mormorare… Poi ricomparve la grossa faccia
del proclamatore:
“Vaffanculo!”
Tutti cominciarono a ripeterlo. Prima sommessamente, poi
sempre più forte…
“Vaffanculo, vaffanculo!”
Cominciarono a spintonarlo… Lo portavano in avanti, fino al
palco, dove c’erano tre poliziotti in tuta anti sommossa. Lo presero per le
braccia e lo trascinarono verso l’autoblindo, mentre si sentiva sopra la folla
la grande voce: “Colluso con la Casta! Ignorante! Diffamatore ingiusto!” Una
signora grassa che abitava nel suo portone gridò a quelli che le stavano vicino:
“L’ho visto picchiare un cane!” al che i bambini cominciarono a raccogliere
sassi e a lanciarli, prendendo più che altro gli agenti che lo attorniavano
facendo barriera. Lo caricarono sul furgone che si allontanò per una via
laterale, mentre alcuni cercavano di inseguirlo a piedi battendo con i pugni
sulla fiancata.
-Mikoski
Malati del Social
Qual è il motto che vanta la tecnologia degli ultimi anni, quella in cui internet è diventata molto più leggera e addirittura consultabile mediante un dispositivo dal peso inferiore a quello di 100 grammi?
C O N D I V I D I
Elevare all’ennesima potenza l’aspetto sociale di ogni cosa e se non esiste crearlo per l’occasione. Prestigioso traguardo raggiunto dall’uomo che si sa essere leader tra gli animali socievoli. Che cosa meravigliosa la condivisione!
Lo stesso Christopher McCandless interpretato da Emile Hirsch nel film Into the Wild del 2007 diretto da Sean Penn era solito leggere “la felicità è autentica solo se condivisa” (Happiness only real when shared).
Le fotocamere dai milioni di pixel, i moderni sistemi di geolocalizzazione e la maneggevolezza di questi telefoni di ultima generazione hanno garantito che tutto ciò avesse successo. Risultato? Ora sappiamo tutto di tutti anche di chi non segue la tendenza perché ci sarà sempre qualche tuo amico che nella tendenza ci sguazza.
La tua riservatezza diventa quindi paragonabile a quella di un personaggio pubblico dal momento che chiunque conosce anche le mattonelle del bagno di casa tua siccome molto presumibilmente tuo fratello/sorella doveva informare i followers di instagram sul proprio abbigliamento prima di uscire tramite un autoscatto allo specchio del suddetto.
Ancor più inarrestabili però sono i segnali che qualcos’altro non stia andando per il verso giusto. È facile notare come molti individui, anche in presenza del branco, propendano a isolarsi nell’atto del condividere, come se il destinatario fosse sempre l’assente. E se invece non fosse costituito di materia? Quello che intendo dire è che il sistema ha una falla: la semplicità del mezzo ha permesso di confondere la possibilità di condividere piaceri in maniera istantanea e soprattutto senza badare alle distanze con l’opportunità di diventare popolari, effimera ma allettante alternativa.
Tuttavia trovo errato demonizzare questo efficace strumento a nostra disposizione, in quanto è sufficiente avere parsimonia e le giuste priorità.
Diteci la vostra con un commento qui sotto.
Un ringraziamento speciale va a Tappo, la persona che ha contribuito alla realizzazione del post deliziandoci con il disegno che appare nella copertina di questo articolo. Io e Mikoski siamo grati della tua disponibilità, sebbene impegnato con gli esami, e per l'entusiasmo che ci hai messo.
Diteci la vostra con un commento qui sotto.
Un ringraziamento speciale va a Tappo, la persona che ha contribuito alla realizzazione del post deliziandoci con il disegno che appare nella copertina di questo articolo. Io e Mikoski siamo grati della tua disponibilità, sebbene impegnato con gli esami, e per l'entusiasmo che ci hai messo.
-Boris
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