Viva la Vida: i Coldplay, la Morte e tutti i suoi amici

Ebbene si, dopo aver macchiato con il mio inutile blaterare un capolavoro assoluto come Kid A, torno a scrivere di musica per parlarvi di un altro album che, vi dirò da subito, non ritengo geniale e assolutamente perfetto come il precedente, ma che con i suoi suoni e la sua bellezza ha ugualmente segnato la mia intera giovinezza, accompagnandomi in molte delle mie traversate in pullman o in treno.

Quindi ecco a voi signori e signore, Viva la Vida.

Già riguardo al nome dell'album ci sono una miriade di cose da dire. Come avrete potuto notare, ho inserito nel titolo del post il nome completo, che tradotto suona come:

"Viva la vita o la morte e tutti i suoi amici"

Il che è essenzialmente programmatico. Cioè ti spiega che le canzoni che stai per ascoltare, non parlano solo della vita e della morte, ma che ognuna di esse può essere intesa con entrambe le filosofie, a seconda che tu preferisca parlare della vita o della morte, o magari degli "amici della morte". Insomma, questo è un album pretenzioso, dove i Coldplay ci mettono tutto, ritornando a suoni intimi, senza tralasciare la maestosità che si presta bene ad un disco con un titolo del genere.
L'alfa e l'omega, il principio e la fine, la vita e la morte.
Le premesse sono incredibili.

Si rende comunque necessaria a questo punto una piccola digressione sulla genesi di questo album. Innanzi tutto, la dentro non c'è solo lo zampino dei Coldplay. Brian Eno, noto produttore (vedi U2), Phil Harvey (praticamente il quinto membro della band) ed altri collaboratori li hanno aiutato a mettere su, quella che molti a suo tempo hanno definito una commercialata bella e buona. Costoro credo abbiano trascurato che, in fondo, i Coldplay hanno sempre cercato e voluto il successo, come qualsiasi band british-pop emergente.Il fatto che i primi due dischi, Parachutes e A Rush of Blood to the Head (album a cui mi sono ispirato per il titolo di questo blog) non abbiano avuto una risonanza così ampia, non cambia l'anima commerciale che queste opere possiedono. Ma attenzione! Il voler guadagnare non significa fare prodotti finti e su misura per il mercato, questo è infatti a mio avviso, il loro lavoro più personale, dove ci hanno buttato dentro vera passione, raggiungendo un apice che, secondo la mia opinione, non toccheranno mai più (spero comunque di sbagliarmi!).

Un accenno anche alla copertina è d'obbligo. "La libertà che guida il popolo" di Eugene Delacroix è sempre stato uno dei miei quadri preferiti... Non ne ho mai capito il motivo in realtà. Comunque si intona con il famossissimo brano Viva la Vida, per ragioni che vi dirò in seguito.



Premendo il tasto play, si comincia con la strumentale "Life in Technicolor", introdotta da una bellissima composizione di Jon Hopkins (La versione completa si chiama Light Trough the Veins), molto soffusa, quasi una specie di grembo materno prima del parto, prima della vita, una vita a colori... Questa canzone è poi stata utilizzata come base per il singolo Life in Techinicolor II, che a mio parere è una delle canzoni più emozionanti di sempre (De gustibus).
Ma quando la gioia immensa che esprimono i suoni di LIT ti ha pervaso, c'è il cambio che non ti aspetti con il ritmo serrato dettato da "Cemiteries of London", una specie di country rock alla inglese, una ballata dedicata ad una città affascinante e misteriosa, probabilmente del periodo dei miti di Sherlock Holmes e Jack lo Squartatore. Si nota subito il contrasto presente in tutto l'album: vita e poi cimiteri.
Finito il brano, vieni letteralmente gettato nella spirale di suoni di "Lost!" Un'immersione totale, una canzone che ti da forza, ti rialza e ti fa cantare: "Il fatto che sto perdendo, non significa che sia perso!". Testo che richiama un'altra grande canzone dei Coldplay sul tema, "Everything's not lost" e che con l'organo si impregna di spiritualità. Non per niente è stato registrato in una chiesa.
Si continua con "42"... Vi chiederete il perché del titolo ora. La risposta si trova nel libro di Douglas Adams "Guida Galattica per Autostoppisti"; 42 è infatti la "risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto". Non ci avete capito una mazza eh? Bene, andate a leggere questo meraviglioso libro e poi ne riparleremo (forse ci scappa una recensione). Il brano comincia con quel velo di malinconia che permea quasi ogni canzone di questa band e finisce in un tripudio di chitarre e rock moderno. Ancora una volta dalla morte alla vita, dal buio alla rinascita.
Il quinto brano è "Lovers in Japan", un singolo che affascina per il suo mix di suoni e per il testo molto evocativo. Non è di certo uno dei migliori brani partoriti da Chris Martin e Co., eppure la chitarra alla fine mi ha sempre fatto venire i brividi. A questo brano è inoltre associata la sidetrack "Reign of Love" una smielata composizione che ti fa venire il diabete dopo 10 secondi... Forse è la parte peggiore di tutto l'album, insieme alla successiva "Yes", dove Chris canta con una voce un po rauca che non gli appartiene minimamente e che finisce con lo stancare dopo tre secondi. Inoltre le sonorità troppo orientali stonano a mio parere con il complesso album. Anche questo brano contiene una sidetrack, "Chinese Sleep Chant", a mio avviso uno degli esperimenti più riusciti dei Coldplay. Un clima etereo echeggiante di chitarre dai suoni mistici, un falsetto che ci sta una meraviglia e un ritmo azzeccato dimostrano che questi tizi inglesi sanno fare anche musica e non solo canzoni per ragazzine.
E adesso arriva lei, Viva la Vida.
Chi non ha mai ascoltato, cantato, o solo fischiettato questo brano? Nessuno. E dico sul serio. Questa è una di quelle canzoni che sono tormentoni già prima di vedere la luce e dico io, meritatamente. Come si fa a non essere trascinati dall'epicità dei suoni, dal testo misterioso ma al tempo stesso chiaro? Come si fa a non buttarsi a capofitto nel ritmo scandito da campane, dove viene mescolato, un re francese in declino e Gesù riuscendo a farti fare sempre quel mezzo coro da stadio alla fine? Non è la mia canzone preferita dei Coldplay, neanche nella top five a dirla tutta, ma semplicemente non si può non amarla. Arrivato a questo punto dell'album, dopo aver sentito per la millionesima volta VlV, non ti aspetti più nulla... Come quando hai visto un film dove sai a che punto c'è la tua scena preferita e guardi il resto in maniera distaccata.
E qui i Coldplay ti srprendono con "Violet Hill". L'unica canzone di protesta mai scritta dai Coldplay, sempre al di fuori di politica e non, e dico che è un peccato, perché forse questo è il brano migliore di tutto l'album. A mio parere non esistono parole per indicare cosa provo udendo questa marcia rock potente e emozionante.
A seguire troviamo Strawberry Swing, canzone di una dolcezza in descrivibile che a differenza di altri brani non stona e ti ricorda un po quella atmosfera di Parachutes... Il video poi è uno dei più belli mai realizzati.
Conclude tutto "Death and All His Friends", canzone sconosciuta ai più, che invece merita tanto, per poeticità e utilizzo dei suoni. Da notare infine che l'album termina come è iniziato, ovvero con le stesse note di Lfe in Technicolor, quasi in un ciclo eterno, proprio come la vita e la morte.



Viene ora il turno delle considerazioni generali.
Viva la Vida è un album a tutto tondo, una svolta, un segno indelebile. Visto come opera a se stante è un bel lavoro, un album che ti porta a spasso tra quotidianità e bellezza, che ti dona sorrisi e lacrime, che ti fa assaporare quella delicatezza per cui i Coldplay vecchio stile sono sempre stati riconosciuti. Già, "vecchio stile". Siamo prossimi all'uscita di una nuova opera targata "Giocofreddo" e la storia non mi piace affatto. Mylo Xyloto è stato "bello", ma fine a se stesso. Un para-para-paradise da cantare in macchina con gli amici, un disco per la radio, ma niente di più. Ora i nostri amici inglesi scoprono quell'elettronica che ora va tanto di moda, ma che non ha nulla a che fare con la sperimentazione dei Radiohead di cui ho parlato precedentemente. Spero con tutto il cuore di aver preso un granchio e di dovermi rimangiare tutto. fatto sta che da un po di tempo a questa parte, guardo VlV in maniera nostalgica... Come il canto di un cigno meraviglioso, che lentamente muore nel lago del pop.

Per Approfondire:
Di live ce ne sono a bizzeffe e non starò qui ad elencarli. Per completare il discorso non potete prescindere dall'ascoltare anche l'EP Prospekts March, che contiene tanta bella roba e che vale veramente la pena di ascoltare.

-Mikoski

6 commenti:

  1. "Life in Technicolor " non ha bisogno di presentazioni o ulteriori commenti. Ma, da fan dei Coldplay, devo dire che "Death and all his friends" è sicuramente una delle migliori e mie preferite. Hai detto proprio bene. Spero che ti possa sbagliare e che questa volta ci stupiscano col nuovo album, al contrario di quanto fatto col precedente!

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    1. Caro Vincenzo la speranza è sempre l'ultima a morire! Sono felice che ci siano comunque persone che riescono ad apprezzare la loro produzione "nascosta". Per Life in Technicolor, beh... Now my feet won't touch the ground! ;)

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  2. Violet Hill è una bomba!! In assoluto la mia preferita dell'intero album, potente e decisa

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    1. Non so se tu l'abbia già fatto, ti consiglio comunque di vedere la versione del video di Violet Hill "Dancing politicans"... Sarà ancora più potente!

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  3. Anche a me piacciono tanto i Coldplay :) Bel post! Il mio g+ per voi ;)

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    1. Senza di te questo blog non avrebbe senso, siamo sempre lusingati :)

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